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Gianluigi Colin
No News, Good News
a cura di Arturo Carlo Quintavalle
MUSEO MARCA, Catanzaro
dal 16 settembre al 30 ottobre 2016

COMUNICATO STAMPA
Il Museo Marca di Catanzaro presenta No News, Good News la nuova mostra personale di Gianluigi
Colin che ripercorre gli ultimi trent’anni della sua ricerca dedicati alla riflessione sul sistema dei
media, da sempre nucleo centrale del suo lavoro. La mostra, a cura di Arturo Carlo Quintavalle,
presenta un centinaio di opere dagli anni Ottanta a oggi ed è realizzata in
collaborazione con l'Amministrazione Provinciale di Catanzaro, la Fondazione Rocco Guglielmo e
la M77 Gallery di Milano.
Il tempo, la memoria, il consumo dello sguardo nel grande sistema dei media: la mostra di Colin è
un potente viaggio tra cronaca ed epica, tasselli di un mosaico epocale che ripercorrono eventi, fatti,
parole, segni, immagini del nostro tempo, scardinandoli e restituendo un nuovo linguaggio
contemporaneo. Gianluigi Colin si muove come un archeologo del presente: attinge dalle fotografie
di cronaca, dalle pagine dei giornali, dai frammenti marginali dell'informazione, dagli scarti della
produzione tipografica, riproponendo una visione del tutto inaspettata e sorprendente. Da un lato,
legato alla lezione di Rauschenberg, Colin effettua continui rimandi tra le pagine dei giornali
internazionali, alla ricerca di “scorci” esemplari”. Dall’altro lato, fedele alla sua cifra
stilistica, interviene su quel materiale, manipolando le carte e alterando rapporti e aspetti formali.
Nella pratica, Gianluigi Colin dapprima sfoglia i quotidiani, poi preleva pagine su cui appaiono
immagini “rivelatrici”, accartoccia quei fogli con un gesto di intolleranza morale, fotografa questi
“stropicciamenti”, stampa il file su carta di giornale, che viene appiccicata su un letto fatto a sua
volta di sedimentazioni di carte di giornali, infine, con impeto, interviene con le mani su questo
materiale con ulteriori piegature. Nascono, così, le sue opere, simili a tessuti increspati, a relitti di
un naufragio o a reliquie di memorie sfrangiate, oramai lontanissime.
Colin trae le sue immagini da riproduzioni fotografiche. Le fonti non sono però, come nella Pop
Art, le pubblicità di prodotti attraenti o le celebrità, ma piuttosto le immagini fluide, in continua
trasformazione, del mondo digitale del fotogiornalismo contemporaneo. Il suo non è il mondo
statico e artificiale della pubblicità e del marketing. È il flusso più inquietante delle immagini, forti
e spesso contraddittorie, fornite dalla coscienza globale delle tecnologie avanzate di comunicazione,
che trasmette costantemente informazioni a una velocità sempre maggiore.
Nei suoi aggrovigliamenti di figure e parole affiora un nuovo significato, dove prevale la volontà di
scardinare le scritture dell'informazione: un invito radicale a una riflessione, anche di impegno
civile, su uno dei temi centrali della contemporaneità: la manipolazione delle
coscienze. Colin insinua il dubbio sulle immagini e sulle loro ambiguità. Immagini che diventano
parole, parole che diventano immagini.
Il Museo Marca, che ha come direttore artistico Rocco Guglielmo, presenta un percorso storico in
cui si rileggono i lavori degli ultimi trent’anni, ma anche alcuni cicli di nuove opere. Così, mentre
da una parte si possono ammirare le prime sperimentazioni sulle impronte del sistema
dell’informazione, (immagini di cronaca rielaborate negli anni Ottanta), dall’altra l’artista presenta
alcune installazioni e opere in cui l’immagine è soltanto una fragile traccia, sino alla sua scomparsa.
Come in Without1, 2016, un monocromo di stratificazioni di carte di quotidiano, che evoca
provocatoriamente proprio il titolo della mostra, No News, Good News: un titolo che sottolinea
l’assedio che permea la società contemporanea, portando a una vera assuefazione dello sguardo.
Nel percorso della mostra Colin compie un lavoro di messa a nudo della macchina narrativa e
quindi della rappresentazione: propone, in una sorta di confronto, l’immagine guida (l’immagine
mitica) e, contemporaneamente, un riferimento compositivo e insieme tematico di grande impatto
ed evidenza. In qualche caso siamo davanti a un’enunciazione simbolica, a un accostamento fra due
immagini che vogliono dire insieme rifiuto, protesta, scandalo, vergogna, accusa. In altri casi,
invece, ci troviamo davanti a uno scavo nella memoria della sostanza delle immagini, della loro
vera matrice, della loro storia depositatasi dentro di noi, nel tempo.
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